Un'Intervista con Charles Staley (CD audio)

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Recensione del CD

Un'intervista con Charles Staley (CD audio)
identificare e correggere i tuoi punti deboli

curata da Terry Cernuto

CD audio durata circa 60 minuti

Un’intervista di un’ora con Coach Staley sull’identificazione dei punti deboli per superare vecchie barriere.

Introduzione intervista:

Terry: Terry Cernuto vi dà il benvenuto alla nostra serie di interviste. Questo mese sono onorato di avere con noi Charles Staley, allenatore e scrittore della prestazione sportiva. L’argomento di oggi è: identificare l’intoppo, che cosa intendi esattamente Charles?

Charles: Ciao Terry, come va? Prima di tutto, grazie per questa intervista. Sì, la cosa è piuttosto interessante, si rifà a un concetto usato nel taglio del legname, oggigiorno parlare dell’industria del taglio del legname è politicamente scorretto ma c’è comunque una buona lezione da imparare. Che cos’è un intoppo, nell’industria del taglio del legname si tagliano gli alberi e poi li si manda giù per il fiume, se un tronco si mette di traverso ostruisce il corso del fiume e si crea un accumulo di legname. Rimuovendo quel tronco il flusso di legname lungo il fiume è ripristinato. Ma non è necessario rimuovere il tronco, basta spostarlo un po’ e il flusso di legna lungo il fiume riprenderà. Uso questo esempio per riferirmi ai punti deboli di una persona che ha degli obiettivi atletici o nel fitness ma fondamentalmente quando si parla di questo argomento le cose sono un po’ complicate perché se dici che una catena è forte solo quanto lo è il suo anello più debole, la gente tende a non ascoltarti più perché è una cosa che è già stata detta tantissime volte e ormai è considerata senza valore. Ma si deve fare attenzione a non confondere la novità con l’utilità. Solo perché è una cosa già detta molte volte non significa che non ha valore, le cose stanno così, quindi assume una notevole rilevanza quando si hanno obiettivi nella composizione corporea od obiettivi legati al miglioramento della capacità atletica. È necessario trovare quel singolo fattore che sta limitando l’efficacia di tutti gli altri fattori. È necessario identificarlo e rafforzarlo.

T: Direi che l’atleta nella media non è necessariamente in linea con questa linea di pensiero. Gli atleti agonisti che alleni ti chiamano l’arma segreta e questo perché sei considerato vedere quello che gli altri allenatori non vedono e direi che quando parliamo di tronchi che ostruiscono e di questa cosa dell’analisi personale, parliamo di una cosa che può tornare utile sia all’atleta nella media sia all’atleta professionista.

C: Sì, è un po’ come quando ci si concentra troppo sui particolari e si perde di vista il contesto. Molte volte, direi 8 volte su 10, quando un atleta viene da me perché sta stagnando e non progredisce da tre anni, infortunandosi sempre di più, la risposta è così semplice che è quasi imbarazzante. Questo succede anche con gli atleti avanzati. Ti faccio un esempio. Circa un anno e mezzo fa stavo lavorando con un atleta olimpico donna di livello molto alto. Questa persona era un incubo ortopedico, aveva delle ernie ai dischi vertebrali lombari e cervicali, era stata operata alla fascia plantare di entrambi i piedi, aveva una vite in una spalla, un forte dolore alla sciatica, praticamente tutto quanto possibile immaginabile.
Detti un’occhiata al suo programma, eseguiva cose tipo lo squat con il 90% dell’1RM per tre serie di due ripetizioni, cinque serie di singole e cose del genere. Si tratta effettivamente di grandi esercizi per sviluppare la forza massima e la forza veloce, qualità motorie fondamentali per un atleta. Poi le chiesi, chi era il numero uno al mondo nel suo sport, lei rispose, “Jackie Joyner-Kersee”. Al che dissi, “Quanto sei forte in confronto a Jackie Joyner Kersee?”. Lei rispose che era più forte nello squat, nella distensione su panca, nel curl, nelle trazioni alla sbarra, nel salto in verticale ecc. ecc. A questo punto le dissi, “Perché stai martellando senza sosta il tuo corpo con tutti questi esercizi quando sei già più forte dell’atleta migliore di tutti i tempi nel tuo sport?”. Lei mi guardò come se avesse visto un UFO. Fu una specie di momento di rivelazione. Si trattava di un concetto così semplice!
Io uso una piccola formula quando mi trovo davanti a situazioni del genere e cioè che ci si dovrebbe concentrare sugli elementi indispensabili ma poco sviluppati e fondamentali per altri elementi, oltre a essere fortemente migliorabili avendo a disposizione le risorse giuste. Questo elemento potrebbe essere un gruppo muscolare, o una qualità motoria, potrebbe essere qualsiasi cosa. Nel caso di quest’atleta gli elementi della forza massima e della forza veloce erano ben sviluppati ma l’errore era proprio che si stava concentrando su elementi sì necessari ma già molto sviluppati.

Questa è solo l’introduzione dell’audio Cd dell’intervista.

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